Lot Essay
Pietro Trapassi, noto come Pietro Metastasio, nacque a Roma nel 1698 e morì a Vienna nel 1782. La sua precoce abilità di poeta estemporaneo e la sua passione per il canto impressionarono Giovan Vincenzo Gravina, che ne curò la formazione e coniò per lui il cognome greco, Metastasio. Vestito l'abito talare entro il 1717 si trasferì a Napoli nel 1719, dove la sua fama si diffuse dopo la pubblicazione del melodramma Didone (1723), promosso dalla grande protettrice del poeta, la cantante Marianna Benti Bulgarelli, detta la Romanina, che per dieci anni ne indirizzò la carriera. All'apice della notorietà, nel 1729 Metastasio fu chiamato a Vienna a succedere ad Apostolo Zeno come poeta cesareo. Giunto in Austria nel 1730, amato da Carlo VI e Maria Teresa, il poeta vi rimase fino alla morte, producendo opere come l'Attilio Regolo (1740). Dopo tale anno, in cui morì anche Carlo VI, egli produsse solo opere d'occasione, imboccando un lungo e dorato declino acuito dalle novità nel campo musicale e poetico affermatesi in Europa dopo il 1750.
Il presente dipinto, sempre creduto di Batoni e così riprodotto nella voce 'Metastasio' della Treccani (cf. Bibliografia), non appare nella letteratura su Batoni, e mostra elementi di stile e di impianto riconducibili a Martin van Mytens II. Ritrattista di origini svedesi, Mytens giunse a Vienna nel 1726 dopo una serie di viaggi a Dresda e a Venezia, e nel 1759 fu nominato Direttore dell'Accademia di Belle Arti di Vienna [cf. voce 'Mytens, ou Meitens (Martin ou Martinus II)', in Dictionnaire des Peintres Sculpteurs Dessinateurs et Graveurs, etc., vol. 6, Paris, 1966, pp. 294-295]. Il presente ritratto, in cui Metastasio appare in veste di energico e vivace abate, sembra risalire ai tempi del soggiorno viennese del poeta, e forse si data tra il 1740 e il 1750, quando Meytens e Metastasio erano al massimo della fama. La descrizione dei riflessi sul velluto dell'abito di Metastasio è uno dei tratti stilistici di Mytens, che fu noto per la vitalità delle sue effigi e riscosse ampio successo presso la corte viennese.
Il presente dipinto, sempre creduto di Batoni e così riprodotto nella voce 'Metastasio' della Treccani (cf. Bibliografia), non appare nella letteratura su Batoni, e mostra elementi di stile e di impianto riconducibili a Martin van Mytens II. Ritrattista di origini svedesi, Mytens giunse a Vienna nel 1726 dopo una serie di viaggi a Dresda e a Venezia, e nel 1759 fu nominato Direttore dell'Accademia di Belle Arti di Vienna [cf. voce 'Mytens, ou Meitens (Martin ou Martinus II)', in Dictionnaire des Peintres Sculpteurs Dessinateurs et Graveurs, etc., vol. 6, Paris, 1966, pp. 294-295]. Il presente ritratto, in cui Metastasio appare in veste di energico e vivace abate, sembra risalire ai tempi del soggiorno viennese del poeta, e forse si data tra il 1740 e il 1750, quando Meytens e Metastasio erano al massimo della fama. La descrizione dei riflessi sul velluto dell'abito di Metastasio è uno dei tratti stilistici di Mytens, che fu noto per la vitalità delle sue effigi e riscosse ampio successo presso la corte viennese.