TOMMASEO, Niccolò. Magnifico manoscritto autografo tommaseano: si tratta di una delle sue opere più singolari, le Preghiere (Preghiere edite ed inedite di Niccolò Tommaseo, raccolte nel 1903 a cura di Vincenzo Miagostovich), il cui manoscritto era stato finora considerato perduto.Religiosissimo, com'è noto, lo scrittore dalmata (al quale si deve fra l'altro una curiosa versione integrale dei Vangeli), che negli anni affiancò alla sua assidua, conosciutissima attività di raccoglitore di canti popolari di varie nazionalità (balcaniche, greche, illiriche, ecc.) una più discreta ma non meno amorevole raccolta delle più diverse espressioni rivolte al Divino nelle forme più ingenue come in quelle più altisonanti e "di circostanza": sempre romanticamente inseguendone l'autenticità, il prillare inopinato dalle sorgive polle del sentimento popolare... Come quei Canti Popolari, il Tommaseo fece assolutamente sue le Preghiere; e, se nell'armonizzazione e più in general
TOMMASEO, Niccolò. Magnifico manoscritto autografo tommaseano: si tratta di una delle sue opere più singolari, le Preghiere (Preghiere edite ed inedite di Niccolò Tommaseo, raccolte nel 1903 a cura di Vincenzo Miagostovich), il cui manoscritto era stato finora considerato perduto.Religiosissimo, com'è noto, lo scrittore dalmata (al quale si deve fra l'altro una curiosa versione integrale dei Vangeli), che negli anni affiancò alla sua assidua, conosciutissima attività di raccoglitore di canti popolari di varie nazionalità (balcaniche, greche, illiriche, ecc.) una più discreta ma non meno amorevole raccolta delle più diverse espressioni rivolte al Divino nelle forme più ingenue come in quelle più altisonanti e "di circostanza": sempre romanticamente inseguendone l'autenticità, il prillare inopinato dalle sorgive polle del sentimento popolare... Come quei Canti Popolari, il Tommaseo fece assolutamente sue le Preghiere; e, se nell'armonizzazione e più in generale nella formalizzazione dei Canti, che scelse di trasporre in versi, si sbizzarriva sperimentando metri, "barbari" e non, assolutamente inconsueti alla tradizione italiana (proprio per ciò è questa la parte della sua opera che venne guardata con maggiore attenzione dagli scrittori delle generazioni successive, da D'Annunzio a Pasolini), nella trascrizione e "personalizzazione" delle Preghiere Tommaseo sperimentò invece una particolare forma di prosa "d'arte", a volte intensamente, percepibilmente ritmica (veri e propri poèmes en prose, dunque), altre volte invece "sans rhytme" (come di lì a poco avrebbe predicato un Baudelaire...) ma scolpita di accensioni cromatiche e alterne evanescenze in clausola: sempre lavoratissima, insomma, tale da oscurare anche i passaggi più "en artiste" di Fede e bellezza e in generale della sua prosa "letteraria" vera e propria. Affascinante è anche la forma nella quale il Tommaseo raccolse questi materiali, trascrivendoli di volta in volta su piccoli fogli di carta sottilissima (proprio come farà Gabriele d'Annunzio "orbo veggente" al momento di redigere - ed era passata solo una decina d'anni dall'edizione Miagostovich - i "cartigli" del Notturno), dandone di tanto in tanto alle stampe delle piccole scelte, in pubblicazioni periodiche e minori: in vista, con ogni probabilità, di un più complesso lavoro di riordino e pubblicazione integrale - che però egli non giunse mai a poter compiere di persona. Lo fece per lui il discepolo dalmata Vincenzo Miagostovich: il quale, venuto in possesso dell'intera raccolta, provvide a ordinarla (seguendo tuttavia un ordinamento tematico che non è dato sapere se corrispondesse effettivamente alle intenzioni dell'autore) e come detto a pubblicarla, postuma. Il ritrovamento del manoscritto autografo (che intanto provvede a denunciare la lunga stratificazione nel tempo del lavoro di Tommaseo, per via dell'alternarsi delle grafie - non sembra si affacci mai, però, l'incerta grafia dei suoi ultimi anni: quando lo scrittore, semicieco, non rinunciava tuttavia quasi mai a redigere in proprio i suoi scritti -, poi per la varietà di inchiostri e di supporti cartacei, pur nell'uniformità tendenziale dei formati e della grammatura: proprio dallo studio dei diversi supporti, si può anticipare, potrebbe essere possibile ricostruire una datazione interna dell'opera che prescinda dall'ordinamento: operato, come detto, da altra mano e seguendo un criterio "tematico"). Le in tutto 826 pagine, per lo più 8o e 16o (talora scritte in parte anche al verso, magari per qualche ripensamento o correzione) sono dunque raccolte in diciotto fascicoli cartacei (i quali sono poi a loro volta rozzamente legati in un fascicolo di cartone rigido con su scritto a penna: "Preghiere edite ed inedite di Niccolò Tommaseo autografe tutte. Proprietà di Vincenzo Miagostovich"), che recano ciascuno un titoletto (di mano del Miagostovich: ed è infatti questo l'ordinamento che passa alla sua edizione; forse sempre di sua mano, ma scritto a matita - in genere nella parte inferiore destra di ciascun "cartiglio" - è anche una sorta di richiamo di concordanza, con l'edizione in volume oltre che con eventuali altre parziali pubblicazioni precedenti: ed è, questa, una "guida alla lettura" che risulterà preziosissima, com'è facile capire, per il filologo che in futuro intenda prendersi cura di questo splendido materiale; in qualche caso, poi, figura tra le carte manoscritte, il ritaglio del passo corrispondente così come risulta a stampa): I. Il giorno (34 fogli); II. Messa (23 fogli); III. Confessione-Comunione (54); IV. Chiesa (34); V. La Festa (17); VI. Commemorazioni solenni (75); VII. Mondo fisico (22); VIII. Il corso della vita. Virtù e vizi. Gioia e dolore (62); IX. Famiglia (59); X. Utilità esteriori (52); XI. Tribolazioni varie (25); XII. Carità (18); XIII. Occupazioni campestri (20); XIV. Vita civile (152); XV. Gli studi e l'educazione (71); XVI. Professioni, arti, mestieri, industrie (57); XVII. Morte (41); XVIII. Avvenire (10). Come si vede, si tratta di un vero e proprio prontuario dei temi che percorrono in profondità la sterminata e variegatissima produzione letteraria di Tommaseo (ma anche saggistica, pubblicistica: si veda per esempio il tema eminente della pedagogia, che ricorre in innumerevoli scritti tommaseani): solo, com'è naturale, "virati" nella prospettiva religiosa e in generale nella tonalità dell'invocazione (che è pure, com'è noto, il tono dominante di tanta parte della sua produzione poetica vera e propria). Si veda per esempio, nel fascicolo VII (Mondo fisico), la Preghiera intitolata Nel contemplare le bellezze della terra o del cielo (che riscrive, o forse è meglio dire anticipa, i toni "cosmici" dell'ultima parte dell'autoraccolta delle Poesie): "Vedete, o figliuoli degli uomini. Leggete questo libro scritto, entro e fuori, di maraviglia. Ogni cosa che noi contempliamo, è visione di Dio in ispirito: ogni luogo è orma del grande amor suo. Ogni suono è armonia che ci annunzia l'entrare della gloria di Dio sulla terra. Ogni giorno è giorno memorabile di glorificazione. Sappia la famiglia de' popoli che voi siete il Signore, il Dio loro. Nel mezzo delle nazioni sia noto il santo nome vostro". In conclusione, siamo di fronte al manoscritto originale di una delle più alte testimonianze che la fede cristiana abbia lasciato nel nostro romanticismo letterario. Un testo di straordinaria levatura letteraria, oltre che spirituale.

Details
TOMMASEO, Niccolò. Magnifico manoscritto autografo tommaseano: si tratta di una delle sue opere più singolari, le Preghiere (Preghiere edite ed inedite di Niccolò Tommaseo, raccolte nel 1903 a cura di Vincenzo Miagostovich), il cui manoscritto era stato finora considerato perduto.Religiosissimo, com'è noto, lo scrittore dalmata (al quale si deve fra l'altro una curiosa versione integrale dei Vangeli), che negli anni affiancò alla sua assidua, conosciutissima attività di raccoglitore di canti popolari di varie nazionalità (balcaniche, greche, illiriche, ecc.) una più discreta ma non meno amorevole raccolta delle più diverse espressioni rivolte al Divino nelle forme più ingenue come in quelle più altisonanti e "di circostanza": sempre romanticamente inseguendone l'autenticità, il prillare inopinato dalle sorgive polle del sentimento popolare... Come quei Canti Popolari, il Tommaseo fece assolutamente sue le Preghiere; e, se nell'armonizzazione e più in generale nella formalizzazione dei Canti, che scelse di trasporre in versi, si sbizzarriva sperimentando metri, "barbari" e non, assolutamente inconsueti alla tradizione italiana (proprio per ciò è questa la parte della sua opera che venne guardata con maggiore attenzione dagli scrittori delle generazioni successive, da D'Annunzio a Pasolini), nella trascrizione e "personalizzazione" delle Preghiere Tommaseo sperimentò invece una particolare forma di prosa "d'arte", a volte intensamente, percepibilmente ritmica (veri e propri poèmes en prose, dunque), altre volte invece "sans rhytme" (come di lì a poco avrebbe predicato un Baudelaire...) ma scolpita di accensioni cromatiche e alterne evanescenze in clausola: sempre lavoratissima, insomma, tale da oscurare anche i passaggi più "en artiste" di Fede e bellezza e in generale della sua prosa "letteraria" vera e propria.
Affascinante è anche la forma nella quale il Tommaseo raccolse questi materiali, trascrivendoli di volta in volta su piccoli fogli di carta sottilissima (proprio come farà Gabriele d'Annunzio "orbo veggente" al momento di redigere - ed era passata solo una decina d'anni dall'edizione Miagostovich - i "cartigli" del Notturno), dandone di tanto in tanto alle stampe delle piccole scelte, in pubblicazioni periodiche e minori: in vista, con ogni probabilità, di un più complesso lavoro di riordino e pubblicazione integrale - che però egli non giunse mai a poter compiere di persona. Lo fece per lui il discepolo dalmata Vincenzo Miagostovich: il quale, venuto in possesso dell'intera raccolta, provvide a ordinarla (seguendo tuttavia un ordinamento tematico che non è dato sapere se corrispondesse effettivamente alle intenzioni dell'autore) e come detto a pubblicarla, postuma. Il ritrovamento del manoscritto autografo (che intanto provvede a denunciare la lunga stratificazione nel tempo del lavoro di Tommaseo, per via dell'alternarsi delle grafie - non sembra si affacci mai, però, l'incerta grafia dei suoi ultimi anni: quando lo scrittore, semicieco, non rinunciava tuttavia quasi mai a redigere in proprio i suoi scritti -, poi per la varietà di inchiostri e di supporti cartacei, pur nell'uniformità tendenziale dei formati e della grammatura: proprio dallo studio dei diversi supporti, si può anticipare, potrebbe essere possibile ricostruire una datazione interna dell'opera che prescinda dall'ordinamento: operato, come detto, da altra mano e seguendo un criterio "tematico"). Le in tutto 826 pagine, per lo più 8o e 16o (talora scritte in parte anche al verso, magari per qualche ripensamento o correzione) sono dunque raccolte in diciotto fascicoli cartacei (i quali sono poi a loro volta rozzamente legati in un fascicolo di cartone rigido con su scritto a penna: "Preghiere edite ed inedite di Niccolò Tommaseo autografe tutte. Proprietà di Vincenzo Miagostovich"), che recano ciascuno un titoletto (di mano del Miagostovich: ed è infatti questo l'ordinamento che passa alla sua edizione; forse sempre di sua mano, ma scritto a matita - in genere nella parte inferiore destra di ciascun "cartiglio" - è anche una sorta di richiamo di concordanza, con l'edizione in volume oltre che con eventuali altre parziali pubblicazioni precedenti: ed è, questa, una "guida alla lettura" che risulterà preziosissima, com'è facile capire, per il filologo che in futuro intenda prendersi cura di questo splendido materiale; in qualche caso, poi, figura tra le carte manoscritte, il ritaglio del passo corrispondente così come risulta a stampa): I. Il giorno (34 fogli); II. Messa (23 fogli); III. Confessione-Comunione (54); IV. Chiesa (34); V. La Festa (17); VI. Commemorazioni solenni (75); VII. Mondo fisico (22); VIII. Il corso della vita. Virtù e vizi. Gioia e dolore (62); IX. Famiglia (59); X. Utilità esteriori (52); XI. Tribolazioni varie (25); XII. Carità (18); XIII. Occupazioni campestri (20); XIV. Vita civile (152); XV. Gli studi e l'educazione (71); XVI. Professioni, arti, mestieri, industrie (57); XVII. Morte (41); XVIII. Avvenire (10). Come si vede, si tratta di un vero e proprio prontuario dei temi che percorrono in profondità la sterminata e variegatissima produzione letteraria di Tommaseo (ma anche saggistica, pubblicistica: si veda per esempio il tema eminente della pedagogia, che ricorre in innumerevoli scritti tommaseani): solo, com'è naturale, "virati" nella prospettiva religiosa e in generale nella tonalità dell'invocazione (che è pure, com'è noto, il tono dominante di tanta parte della sua produzione poetica vera e propria). Si veda per esempio, nel fascicolo VII (Mondo fisico), la Preghiera intitolata Nel contemplare le bellezze della terra o del cielo (che riscrive, o forse è meglio dire anticipa, i toni "cosmici" dell'ultima parte dell'autoraccolta delle Poesie): "Vedete, o figliuoli degli uomini. Leggete questo libro scritto, entro e fuori, di maraviglia. Ogni cosa che noi contempliamo, è visione di Dio in ispirito: ogni luogo è orma del grande amor suo. Ogni suono è armonia che ci annunzia l'entrare della gloria di Dio sulla terra. Ogni giorno è giorno memorabile di glorificazione. Sappia la famiglia de' popoli che voi siete il Signore, il Dio loro. Nel mezzo delle nazioni sia noto il santo nome vostro".
In conclusione, siamo di fronte al manoscritto originale di una delle più alte testimonianze che la fede cristiana abbia lasciato nel nostro romanticismo letterario. Un testo di straordinaria levatura letteraria, oltre che spirituale.