Lot Essay
Il dipinto costituisce senza dubbio una delle opere più significative del breve ma intenso itinerario artistico di Evola. Esposta alla mostra organizzata da Bragaglia nel 1920 e poi a quella presso la galleria Der Sturm di Berlino, quest'opera testimonia un allontanamento dal futurismo e l'approdo verso un nuovo linguaggio, denominato dallo stesso Evola "Astrattismo mistico". Con questa formula Evola intende sottolineare la cesura con la sua esperienza precedente, in cui era ancora vivo il rapporto con il mondo sensibile, rappresentato secondo il canone futurista della simultaneità. In questo dipinto, databile intorno al 1918, Evola si concentra sulla rappresentazione dell'universo interiore, caratterizzato da forme fluide e dalla mancanza di precisi riferimenti spaziali. Una volta superato il primo piano, delimitato da un elemento geometrico di colore rosso, che segna il punto di transizione con lo spazio reale, lo sguardo si addentra in un universo dai contorni sfumati e imprecisi, che evoca il mondo della psiche o dello spirito. E' noto come questo nuovo indirizzo risenta da un lato del clima della cultura artistica mitteleuropea (Kandinsky e Kupka) e dall'altro del fitto scambio epistolare con Tristan Tzara, il teorico del dadaismo