Lucio Fontana (1899-1968)
Lucio Fontana (1899-1968)

Concetto spaziale, Teatrino

Details
Lucio Fontana (1899-1968)
Concetto spaziale, Teatrino
firma e titolo sul retro Fontana Concetto Spaziale
idropittura su tela blu e legno laccato nero
cm 175x175
Eseguito nel 1966
Provenance
Galleria Condotti 75, Roma
Galleria Internazionale, Milano
Literature
E. Crispolti, Lucio Fontana, Catalogue raisonné des peintures, sculptures et environments spatiaux, Bruxelles 1974, vol. II, p. 172 (illustrato)
E. Crispolti, Fontana Catalogo Generale, Milano 1986, vol. II, p. 600, n. 65TE44, (illustrato) e p. 600 (illustrato a colori)

Lot Essay

L'opera fa parte di una serie realizzata dall'artista negli ultimi anni della sua vita, "concetti spaziali" chiamati familiarmente da Fontana "Teatrini", databili tra il 1964 e il 1968. Monocromi o più spesso bicromi sono costituiti da un fondale di tela ricoperto di idropittura, attraversato da una costellazione di buchi e una cornice di legno laccato con contorni variamente sagomati. La tipologia delle forme figurate sui lembi delle cornici è assai varia: all'astrazione dei primi lavori subentrano poi alcuni riferimenti figurativi, alberi ad esempio, come in questo Teatrino del '65.
Esposte per la prima volta nella Galleria Apollinaire a Milano nell'ottobre-novembre 1965, le opere di questa serie con la loro semplicità di forme e colori rappresentano un'interessante risposta di Fontana alla contemporanea pop art, con una connotazione personale e inedita.
La Pop Art arriva in Italia attraverso la Biennale di Venezia del '64, dove gli artisti americani espongono le loro opere. I colori, la leggerezza proposti da Warhol e Oldenburg, appaiono in forte contrasto con la cultura italiana dominata dalla severa e grave cultura dell'Informale; Fontana partecipa alla Biennale nel '64 e la sua opera ne rimane profondamente segnata. La sua attività informale, di cui egli era un fermo promotore, rimane fortemente segnata: dalla gravità della serie dei "tagli" che si imperniavano sul valore totale del gesto, passa ad una forma di espressione più leggera e ludica, ecco dunque i "teatrini" il cui nome ben esemplifica la funzione di divertissement che l'artista propone. Per la prima volta appare a livello estetico e tecnico una tela più ordinata e piacevole e questo quadro del '65 ottimamente conservato, esemplifica perfettamente la nuova tendenza, la linea di buchi tracciati sul fondo fa da contrappunto cromatico alla cornice nera e si mostra come una scia, una costellazione sulla quinta della scena.
"Nei teatrini" spiega Barbero "è possibile cogliere contemporaneamente una sorta di unità, tra immagine, oggetto, materia e quello stato a cui spesso l'artista pone attenzione l'uomo nello spazio è solo, solo di fronte all'Infinito" (in L. M. Barbero, Lucio Fontana, Teatrini, Mantova, Casa del Mantegna, 1997) e ricorda la risposta di Fontana ad un'intervista del 1968 "...figurazioni dell'uomo nello spazio, quest'angoscia che cerca delle forme non le ha ancora trovate, la paura di perdersi, questa traccia di buchi indicherebbe il cammino dell'uomo nello spazio, queste sarebbero delle forme di abitanti di altri mondi....Io mi metto in una posizione non dell'artista ma quasi di uno studioso, di un ricercatore che si chiude nel mondo."