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PIRANDELLO, Luigi (1867-1936). Interessantissimo manoscritto autografo firmato (al "frontespizio", in stampatello) che raccoglie, in versione antecedente rispetto a quelle note, il più importante libro di versi del grande narratore e drammaturgo siciliano: le Elegie Renane. (la cui princeps romana, autoprodotta, è del 1895; ma all'inizio del '90 risalgono le prime pubblicazioni parziali, sulle riviste "Vita Nuova" di Firenze e "Psiche" di Palermo), ispirate al modello delle amatissime Elegie Romane goethiane (una cui propria traduzione Pirandello pubblicherà a Livorno nel '96) e alla propria permanenza in Renania, nel 1888-90. Allievo del grande filologo romanzo Ernesto Monaci, all'Università di Roma, il giovane Pirandello si recò infatti a Bonn per compiere il proprio perfezionamento nella disciplina. Ivi scrisse il suo primo libro, in tedesco - rielaborazione della propria tesi di laurea, di stampo glottologico, sul dialetto dell'avita Girgenti.

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PIRANDELLO, Luigi (1867-1936). Interessantissimo manoscritto autografo firmato (al "frontespizio", in stampatello) che raccoglie, in versione antecedente rispetto a quelle note, il più importante libro di versi del grande narratore e drammaturgo siciliano: le Elegie Renane. (la cui princeps romana, autoprodotta, è del 1895; ma all'inizio del '90 risalgono le prime pubblicazioni parziali, sulle riviste "Vita Nuova" di Firenze e "Psiche" di Palermo), ispirate al modello delle amatissime Elegie Romane goethiane (una cui propria traduzione Pirandello pubblicherà a Livorno nel '96) e alla propria permanenza in Renania, nel 1888-90. Allievo del grande filologo romanzo Ernesto Monaci, all'Università di Roma, il giovane Pirandello si recò infatti a Bonn per compiere il proprio perfezionamento nella disciplina. Ivi scrisse il suo primo libro, in tedesco - rielaborazione della propria tesi di laurea, di stampo glottologico, sul dialetto dell'avita Girgenti.
In fondo all'edizione '95 delle Elegie Renane (le quali vennero peraltro precedute da altre tre laquettes di versi: Mal giocondo, Palermo 1889; Pasqua di Gea, Milano 1891; Pier Gudrò, Roma 1894), così Pirandello rievoca spirito e tempi della composizione: In memoria degli anni trascorsi in Germania, nelle contrade del Reno, mando ora a stampa, per me e per gli amici, queste Elegie. Delle quali alcune apparvero già su riviste letterarie della penisola [...]; le altre, quantunque impallidite un po' agli occhi miei nell'oblio, in cui pur troppo è condannata a perir presentemente la produzione di quanti come me non sanno crescer baracche alla odierna fiera letteraria, appajono adesso per la prima volta. E' come se Pirandello, insomma, volesse far apparire le Elegie frutto di una rievocazione a distanza, degli anni tedeschi. E invece questo nostro manoscritto è datato 1898-1890, e dunque registra "in presa diretta", per così dire, quel fascino di bruma nordica, rielaborato con sovraccarico stilistico da un prelettore dei romantici tedeschi - che fa il fascino sottile e un po' ecciduo delle Elegie pirandelliane (anche nel manoscritto figura comunque, in calce all'ultimo componimento, la datazione che si trova in calce alla princeps: Bonn am Rhein, 1889-90). Il manoscritto, 31 pagine 8o numerate più tre non numerate (il "frontespizio" e due "fogli di guardia"), è su carta quadrettata e di scrittura calligrafica. Rare le correzioni (le quali però mostrano bene e senza equivoci l'autografia del giovane Pirandello). L'insieme abbraccia sedici componimenti, numerati con cifre romane - così come sarà, dunque, nella vulgata del '95. Ma non solo abbiamo numerosissime varianti alternative; anche la scelta dei componimenti è diversa da quella della princeps (e non sempre queste alternate takes sono quelle pubblicate alla spicciolata su rivista, e in quanto tali radunate in appendice alle Elegie da Manlio Lo Vecchio-Musti nella sua edizione Saggi, poesie, scritti varii, uscita da Mondadori nel 1960 - che per questo repertorio fa tuttora testo), e consentirà di fare studi rivelatori sul gusto poetico pirandelliano (com'è noto educato, oltre che sulla Fruhromantik, anche sui provenzali...).
In appendice alle sedici Elegie, nel manoscritto figura poi Pianto di Roma, la cui versione differisce sia dalla prima stampa ("La Vita Italiana", luglio 1897) che dalla scorciata ne varietur ("Il Tevere", gennaio 1929).
Insieme di eccezionale interesse.
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