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(Milano) San Carlo Borromeo (1538-1584) - nipote di Papa Pio IV Medici, cardinale arcivescovo di Milano dal 1564, uno dei massimi protagonisti della Controriforma. Il suo rapporto con l'autorità spagnola fu tormentato e complesso ma, dopo diverse crisi, l'Arcivescovo ebbe ragione degli oppositori interni (rimase celebre l'attentato al moschetto che gli tese l'Ordine degli Umiliati nel 1569) ed esterni. Anche per la sua fortissima personalità (dopo un periodo di eclisse, rifondò il Rito Ambrosiano e mantenne sempre una forte indipendenza da Roma), su S. Carlo Borromeo si è addensata una foltissima letteratura (celebre la biografia del suo segretario, Carlo Bascapè: 1592). Un punto tuttavia era rimasto fino a questo momento all'oscuro: e cioè come l'Arcivescovo fosse riuscito, nel 1580, a superare la durissima contrapposizione del Governatore spagnolo, il marchese di Ayamonte. La vulgata originata dal Bascapè vuole che fosse stata proprio un'ambasciata di Bascapè a Filippo II a risolvere la situazione; ma le lettere che qui si presentano possono riaprire completamente la questione. Esse sono infatti tutte indirizzate dal Borromeo al Nunzio Apostolico in Spagna, il vescovo di Padova (più avanti passato alla diocesi di Piacenza), e, oltre a informare sulle vicende delle diocesi di Milano e di Padova, si soffermano in lunghe discussioni su come addolcire le asprezze del padrone dell'Escurial (più di una volta, S. Carlo allega copia delle sue lettere al Re). Questo perché il Borromeo, straordinario stratega, si era premunito, prima della morte di suo zio Pio IV e dell'insediamento dell'ostile Pio V, di far mandare Nunzio in Spagna il suo antico collaboratore Niccolò Ormaneto (plenipotenziario di S. Carlo a Milano - "la mia mano destra" lo definiva il Borromeo - durante i lunghi periodi passati a Roma a fianco dello zio). Proprio l'Ormaneto, dunque, continuò a lavorare segretamente per l'amico Borromeo alla corte di Filippo II, preparando un ambiente meno ostile in previsione di uno scontro meno controllabile degli altri. E cos<-> avvenne nel 1580. Si tratta di un gruppo molto omogeneo (dal 26 dicembre 1572 al 23 febbraio 1581) di 62 lunghe (alcune anche dieci pp. piene in-4) lettere firmate dal Borromeo, alcune con poscritti autografi, con diversi allegati mss. (tre copie di lettere al Re, una al Governatore di Milano, e altre tre copie, più due duplicati e un Editto a stampa, firmato, con due brevi messaggi autografi, del 1579), per un totale di 210 pp. mss. Le lettere costituiscono insomma uno straordinario documento storico, essendo inedite (non figurano in ogni caso nelle tre grandi raccolte di Lettere del 1762-63) e finora mai citate dalla letteratura. Esse sono rilegate in un magnifico volume di marocchino rosso, con incisioni in oro ai piatti (con effige del Santo) e al dorso: opera di artigiano di alta scuola della seconda metà del XVII secolo. [BIBL.: A. RIVOLTA, San Carlo Borromeo. Note biografiche, Milano, 1938; H. JEDIN, Carlo Borromeo, Roma, 1971; sull'Ormaneto: C. MARCORA, "Nicolò Ormane, vicario di S. Carlo", in Memorie storiche della diocesi di Milano, 1961, pp. 209-590]