Lot Essay
Il dipinto è soggetto a notifica da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
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Il quadro analizzato in questo dossier mi era noto per la sua storia (che parte dal 1939) ma ne avevo perduto le tracce.
L'opera è di grande freschezza e data al ritorno in Italia dell'artista, quando esegue varianti dei quadri di vent'anni prima, per le esposizioni in Italia. Entra nella galleria di Vittorio E. Barbaroux, e poi in quelle di Cardazzo e dello Studio Palma. Si ritrova infine nella galleria Gissi a Torino. Durante la guerra è pubblicato a colori nella monografia di Raffaele Carrieri. Nel 1966, l'opera è stata autenticata dal notaio Diego Gandolfo con il numero di repertorio 180391.
Un ritrovamento importante (il quadro è rimasto per trent'anni in una collezione privata a Torino) perchè dimostra anche la qualità dell'operazione pittorica di Giorgio de Chirico in questi anni. Una pittura molto trasparente, lasciata quasi allo stato freschissimo dell'abbozzo con la prevalenza di colori chiari. Il tema è la partenza dell'eroe salutato dalla sua donna per il combattimento: i colori un po' spenti sembrano evocare la memoria di una tema che si richiama alla guerra precedente.
Nel gennaio 1938 Giorgio de Chirico approda in Italia. È a lungo incerto se stabilirsi a Roma o a Milano oppure se tornare a Parigi. È in questo periodo che nascono alcune riprese di vent'anni prima, per diverse ragioni, come si vedrà di seguito. [...]
L'avvio dello studio scientifico dell'opera del periodo metafisico ha portato all'esclusione automatica dal corpus di alcuni dipinti che, pur datati sulla tela agli anni compresi tra il 1912 e il 1918, appaiono dipinti all'epoca dei vari ritorni: prima a Parigi e poi in Italia (in prossimità della guerra). [...]
Un espediente non ortodosso, come quello della retro-datazione, va spiegato volta per volta, e sarà da giustificare alla luce della psicologia dell'artista e della storia della sua pittura.
I motivi che permettono di assegnare questo gruppo di quadri al periodo indicato sono molteplici:
1) la mancanza di ogni notizia dei quadri prima del ritorno dell'artista dagli Stati Uniti d'America. La documentazione dei quadri della prima epoca appare oggi molto circostanziata e quasi esauriente. 2) i dati tecnici. La tela è a volte francese (ma non del tipo 1912-1915), quasi sempre italiana. La firma con la data non corrisponde all'antico ductus pittorico.
3) lo stile. È naturalmente quello del nuovo periodo pittorico inaugurato al ritorno dagli Stati Uniti, e non quello fluido, dalla materia trasparente e solida allo stesso tempo, della prima epoca metafisica.
4) la tematica. Apparentemente i quadri contengono i motivi antichi, ma il più delle volte quei motivi sono accavallati o giustapposti con il metodo della "variazione sul tema".[...]
I quadri del primo periodo, de Chirico non li possiede più: e per giunta oltre la metà hanno varcato l'Atlantico. Le repliche nascono quindi prima di tutto per la necessità di soddisfare qualche amico e collezionista, oltre che i mercanti.
Lo stile non è (non può essere) quello della prima epoca, ma si tratta sempre di opere molto interessanti (almeno per chi giudichi in chiave pittorica e storica e non in base a preconcetti moralistici), sia per alcune rivelazioni ed esplicazioni sull'enigma della metafisica, sia per una inconscia auto-ironia, sia per la buona qualità pittorica.
(Maurizio Fagiolo dell'Arco)
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Il quadro analizzato in questo dossier mi era noto per la sua storia (che parte dal 1939) ma ne avevo perduto le tracce.
L'opera è di grande freschezza e data al ritorno in Italia dell'artista, quando esegue varianti dei quadri di vent'anni prima, per le esposizioni in Italia. Entra nella galleria di Vittorio E. Barbaroux, e poi in quelle di Cardazzo e dello Studio Palma. Si ritrova infine nella galleria Gissi a Torino. Durante la guerra è pubblicato a colori nella monografia di Raffaele Carrieri. Nel 1966, l'opera è stata autenticata dal notaio Diego Gandolfo con il numero di repertorio 180391.
Un ritrovamento importante (il quadro è rimasto per trent'anni in una collezione privata a Torino) perchè dimostra anche la qualità dell'operazione pittorica di Giorgio de Chirico in questi anni. Una pittura molto trasparente, lasciata quasi allo stato freschissimo dell'abbozzo con la prevalenza di colori chiari. Il tema è la partenza dell'eroe salutato dalla sua donna per il combattimento: i colori un po' spenti sembrano evocare la memoria di una tema che si richiama alla guerra precedente.
Nel gennaio 1938 Giorgio de Chirico approda in Italia. È a lungo incerto se stabilirsi a Roma o a Milano oppure se tornare a Parigi. È in questo periodo che nascono alcune riprese di vent'anni prima, per diverse ragioni, come si vedrà di seguito. [...]
L'avvio dello studio scientifico dell'opera del periodo metafisico ha portato all'esclusione automatica dal corpus di alcuni dipinti che, pur datati sulla tela agli anni compresi tra il 1912 e il 1918, appaiono dipinti all'epoca dei vari ritorni: prima a Parigi e poi in Italia (in prossimità della guerra). [...]
Un espediente non ortodosso, come quello della retro-datazione, va spiegato volta per volta, e sarà da giustificare alla luce della psicologia dell'artista e della storia della sua pittura.
I motivi che permettono di assegnare questo gruppo di quadri al periodo indicato sono molteplici:
1) la mancanza di ogni notizia dei quadri prima del ritorno dell'artista dagli Stati Uniti d'America. La documentazione dei quadri della prima epoca appare oggi molto circostanziata e quasi esauriente. 2) i dati tecnici. La tela è a volte francese (ma non del tipo 1912-1915), quasi sempre italiana. La firma con la data non corrisponde all'antico ductus pittorico.
3) lo stile. È naturalmente quello del nuovo periodo pittorico inaugurato al ritorno dagli Stati Uniti, e non quello fluido, dalla materia trasparente e solida allo stesso tempo, della prima epoca metafisica.
4) la tematica. Apparentemente i quadri contengono i motivi antichi, ma il più delle volte quei motivi sono accavallati o giustapposti con il metodo della "variazione sul tema".[...]
I quadri del primo periodo, de Chirico non li possiede più: e per giunta oltre la metà hanno varcato l'Atlantico. Le repliche nascono quindi prima di tutto per la necessità di soddisfare qualche amico e collezionista, oltre che i mercanti.
Lo stile non è (non può essere) quello della prima epoca, ma si tratta sempre di opere molto interessanti (almeno per chi giudichi in chiave pittorica e storica e non in base a preconcetti moralistici), sia per alcune rivelazioni ed esplicazioni sull'enigma della metafisica, sia per una inconscia auto-ironia, sia per la buona qualità pittorica.
(Maurizio Fagiolo dell'Arco)