ARCHIVIO FRANCO FERRARA. Franco FERRARA (1911-1985) è stato, oltre che un importante compositore, strumentista (iniziò la carriera come violinista) e direttore d'orchestra, probabilmente il maggior docente musicale del Novecento italiano. Suoi allievi - ai corsi al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, all'Accademia Chigiana di Siena e altrove - sono alcuni fra i maggiori direttori d'orchestra di oggi. Questa ampia sezione dal suo prezioso Archivio personale ospita numerosi cimeli manoscritti di grandissimo interesse: anzitutto una raccolta di manoscritti autografi firmati delle sue composizioni (a partire dai puerilia, come la Gavotta e l'Andante per strumenti ad arco, entrambi datati Palermo - città originaria del musicista - li 8 Giugno 1924; per poi annoverare, fra l'altro, una Sonata in do per pianoforte solo, una Ouverture e altri brani per contrabbasso, una Cantata ad una voce ed orchestra in onore di Vincenzo Bellini su
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ARCHIVIO FRANCO FERRARA. Franco FERRARA (1911-1985) è stato, oltre che un importante compositore, strumentista (iniziò la carriera come violinista) e direttore d'orchestra, probabilmente il maggior docente musicale del Novecento italiano. Suoi allievi - ai corsi al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, all'Accademia Chigiana di Siena e altrove - sono alcuni fra i maggiori direttori d'orchestra di oggi. Questa ampia sezione dal suo prezioso Archivio personale ospita numerosi cimeli manoscritti di grandissimo interesse: anzitutto una raccolta di manoscritti autografi firmati delle sue composizioni (a partire dai puerilia, come la Gavotta e l'Andante per strumenti ad arco, entrambi datati Palermo - città originaria del musicista - li 8 Giugno 1924; per poi annoverare, fra l'altro, una Sonata in do per pianoforte solo, una Ouverture e altri brani per contrabbasso, una Cantata ad una voce ed orchestra in onore di Vincenzo Bellini su versi di Luigi Donati ecc. ecc.), quindi un archivio fotografico (che raccoglie soprattutto un gran numero di copie delle sue immagini promozionali, nel periodo dell'attività concertistica), alcune carte private (veline di lettere famigliari, il Foglio di congedo illimitato dal R. Esercito Italiano in data 1941...), cimeli di concerti altrui, eccetera. Ma la sezione più toccante dell'Archivio è quella riguardante l'attività concertistica del Maestro, che si segue nel dettaglio grazie a un grande album uso computisteria che raccoglie centinaia fra ritagli di giornale, volantini pubblicitari e programmi di sala, e al cui piatto superiore è scritto Critiche di concerti sinfonici. Ferrara, proveniente dalle file orchestrali col suo violino, s'impose infatti nel 1939 a livello nazionale, e l'anno seguente a livello internazionale, come uno dei più promettenti giovani direttori d'orchestra del mondo. E' commovente un manoscritto di suo pugno, che traduce un articolo del "Neukollner Tagelsblatt" del 23 ottobre 1940, a firma Johannes Jacobi. E' la vera, la grande consacrazione: Il primo concerto diretto in Berlino dal giovane Maestro italiano Franco Ferrara, nel giorno stesso in cui il giovane maestro tedesco Herbert von Karajan - quale direttore del "Staatsoperkonzert"- ha riportato la sua prima vittoria, può considerarsi come il duplicato di quell'avvenimento, poiché anche il Ferrara sembra esser chiamato ad una carriera eccezionale. Egli proviene dall'Orchestra Fiorentina dove era 1o violino di spalla, e qui egli ha ora - si può dire - "suonato" il suo programma su uno strumento magistrale quale la nostra Filarmonica (che lo ha invitato per un concerto straordinario). Era davvero un inizio folgorante. Ma già in quel 1940 (come testimoniato dagli articoli relativi alla serata al Teatro Adriano di Roma del 3 aprile 1940) si erano profilati i problemi di salute che qualche anno dopo impediranno al Maestro di proseguire nella sua attività concertistica. Quella sera, a Roma, Ferrara ebbe a crollare sul primo violino di spalla della sua orchestra mentre dirigeva la Quinta Sinfonia di Dvorak; e l'episodio si ripeté un altro paio di volte in circostanze analoghe. Sindrome da iperaffaticamento e stress da perfezionismo maniacale stroncarono insomma sul nascere quella che non a torto poteva apparirte ai giornali tedeschi come una carriera parallela a quella del Wunderkind Von Karajan, che in quei mesi fatali contendeva al Dio Furtwangler lo scettro della popolarità. Nei mesi e negli anni di guerra, che seguiamo sempre sfogliando le pagine colme di ritagli del grande album compilato dal Maestro, Ferrara si prodiga prestando la sua opera in situazioni di conforto per i feriti, proseguendo peraltro sino allo stremo le stagioni "regolari" nei principali siti concertistici italiani. Toccante un ritaglio del "Resto del Carlino" del 1 febbraio 1944 (in programma, a concludere, la Settima di Beethoven): Magnifico. Bisogna ripeterlo. Qualcuno, tra il pubblico, ha detto: perfetto. Cronaca, dunque, lietissima e acclamazioni vibrantissime. Palese gratitudine, poi, per questi concerti, per il dono che, in tanta bufera, ci viene fatto di questa musica: unici segni che l'uomo ha tracciato senza peccare. Accanto a questa retorica (da brividi veri, però...), figura poi qualcosa che fa ancora più sorridere, con sentimenti ambivalenti: l'annuncio della futura prossima attività rubata agli appunti sul tavolo da lavoro del Sovrintendente: tutta la Tetralogia, tutte le sinfonie di Beethovem, una stagione lirica per il popolo per i feriti e per i soldati... direttori prescelti: Von Kempen, Von Karajan, Schuricht, Bernardino Molinari, Gui, Previtali, Failoni, Ferrara.... A spezzare la carriera concertistica di Ferrara non è però la bufera della guerra (nella stagione 1945 lo troviamo iperattivo all'Adriano e alla Basilica di Massenzio, nella Roma finalmente liberata), ma quella sottile incrinatura interiore che già lo aveva minacciato all'esordio. Dopo un ultimo appuntamento nella natìa Palermo, nel settembre del '45, le pagine dell'album restano malinconicamente spoglie di trafiletti. Salvo riportarne uno del "Radiocorriere" 1953, sul quale la mano nervosa del Maestro annota a penna Bella roba!!!?: Vittima della sua stessa sensibilità, conclude il suo ritratto di Ferrara l'anonimo articolista, della sua stessa insofferenza alla sopportazione di tutto ciò che non risponda ai più elevati principi dell'arte, ha dovuto subire lunghi periodi di inattività che hanno fortemente nuociuto allo sviluppo della sua carriera direttoriale. In séguito, salvo un'illusione di ritorno sulle scene all'altezza del 1959-60 (quando sembra che, come nel caso "parallelo" di Glenn Gould, possa salvarlo l'attività discografica, isolato nel guscio protettivo di un asettico studio di registrazione), si allineano soltanto le rare notizie riguardanti il suo altissimo magistero didattico, la fondazione dei verticali corsi alla Chigiana, ecc. Ma il cimelio più commovente è un altro: la prima bacchetta. A penna, lungo l'asse, si legge: FRANCO FERRARA - Prova per il Io concerto sinfonico Fiorentino - 20 - 1 - 1938. La punta è spezzata. Come la vita che avrebbe dovuto stringerla in pugno. Una bellissima storia italiana.

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ARCHIVIO FRANCO FERRARA. Franco FERRARA (1911-1985) è stato, oltre che un importante compositore, strumentista (iniziò la carriera come violinista) e direttore d'orchestra, probabilmente il maggior docente musicale del Novecento italiano. Suoi allievi - ai corsi al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, all'Accademia Chigiana di Siena e altrove - sono alcuni fra i maggiori direttori d'orchestra di oggi. Questa ampia sezione dal suo prezioso Archivio personale ospita numerosi cimeli manoscritti di grandissimo interesse: anzitutto una raccolta di manoscritti autografi firmati delle sue composizioni (a partire dai puerilia, come la Gavotta e l'Andante per strumenti ad arco, entrambi datati Palermo - città originaria del musicista - li 8 Giugno 1924; per poi annoverare, fra l'altro, una Sonata in do per pianoforte solo, una Ouverture e altri brani per contrabbasso, una Cantata ad una voce ed orchestra in onore di Vincenzo Bellini su versi di Luigi Donati ecc. ecc.), quindi un archivio fotografico (che raccoglie soprattutto un gran numero di copie delle sue immagini promozionali, nel periodo dell'attività concertistica), alcune carte private (veline di lettere famigliari, il Foglio di congedo illimitato dal R. Esercito Italiano in data 1941...), cimeli di concerti altrui, eccetera. Ma la sezione più toccante dell'Archivio è quella riguardante l'attività concertistica del Maestro, che si segue nel dettaglio grazie a un grande album uso computisteria che raccoglie centinaia fra ritagli di giornale, volantini pubblicitari e programmi di sala, e al cui piatto superiore è scritto Critiche di concerti sinfonici. Ferrara, proveniente dalle file orchestrali col suo violino, s'impose infatti nel 1939 a livello nazionale, e l'anno seguente a livello internazionale, come uno dei più promettenti giovani direttori d'orchestra del mondo. E' commovente un manoscritto di suo pugno, che traduce un articolo del "Neukollner Tagelsblatt" del 23 ottobre 1940, a firma Johannes Jacobi. E' la vera, la grande consacrazione: Il primo concerto diretto in Berlino dal giovane Maestro italiano Franco Ferrara, nel giorno stesso in cui il giovane maestro tedesco Herbert von Karajan - quale direttore del "Staatsoperkonzert"- ha riportato la sua prima vittoria, può considerarsi come il duplicato di quell'avvenimento, poiché anche il Ferrara sembra esser chiamato ad una carriera eccezionale. Egli proviene dall'Orchestra Fiorentina dove era 1o violino di spalla, e qui egli ha ora - si può dire - "suonato" il suo programma su uno strumento magistrale quale la nostra Filarmonica (che lo ha invitato per un concerto straordinario). Era davvero un inizio folgorante. Ma già in quel 1940 (come testimoniato dagli articoli relativi alla serata al Teatro Adriano di Roma del 3 aprile 1940) si erano profilati i problemi di salute che qualche anno dopo impediranno al Maestro di proseguire nella sua attività concertistica. Quella sera, a Roma, Ferrara ebbe a crollare sul primo violino di spalla della sua orchestra mentre dirigeva la Quinta Sinfonia di Dvorak; e l'episodio si ripeté un altro paio di volte in circostanze analoghe. Sindrome da iperaffaticamento e stress da perfezionismo maniacale stroncarono insomma sul nascere quella che non a torto poteva apparirte ai giornali tedeschi come una carriera parallela a quella del Wunderkind Von Karajan, che in quei mesi fatali contendeva al Dio Furtwangler lo scettro della popolarità. Nei mesi e negli anni di guerra, che seguiamo sempre sfogliando le pagine colme di ritagli del grande album compilato dal Maestro, Ferrara si prodiga prestando la sua opera in situazioni di conforto per i feriti, proseguendo peraltro sino allo stremo le stagioni "regolari" nei principali siti concertistici italiani. Toccante un ritaglio del "Resto del Carlino" del 1 febbraio 1944 (in programma, a concludere, la Settima di Beethoven): Magnifico. Bisogna ripeterlo. Qualcuno, tra il pubblico, ha detto: perfetto. Cronaca, dunque, lietissima e acclamazioni vibrantissime. Palese gratitudine, poi, per questi concerti, per il dono che, in tanta bufera, ci viene fatto di questa musica: unici segni che l'uomo ha tracciato senza peccare. Accanto a questa retorica (da brividi veri, però...), figura poi qualcosa che fa ancora più sorridere, con sentimenti ambivalenti: l'annuncio della futura prossima attività rubata agli appunti sul tavolo da lavoro del Sovrintendente: tutta la Tetralogia, tutte le sinfonie di Beethovem, una stagione lirica per il popolo per i feriti e per i soldati... direttori prescelti: Von Kempen, Von Karajan, Schuricht, Bernardino Molinari, Gui, Previtali, Failoni, Ferrara.... A spezzare la carriera concertistica di Ferrara non è però la bufera della guerra (nella stagione 1945 lo troviamo iperattivo all'Adriano e alla Basilica di Massenzio, nella Roma finalmente liberata), ma quella sottile incrinatura interiore che già lo aveva minacciato all'esordio. Dopo un ultimo appuntamento nella natìa Palermo, nel settembre del '45, le pagine dell'album restano malinconicamente spoglie di trafiletti. Salvo riportarne uno del "Radiocorriere" 1953, sul quale la mano nervosa del Maestro annota a penna Bella roba!!!?: Vittima della sua stessa sensibilità, conclude il suo ritratto di Ferrara l'anonimo articolista, della sua stessa insofferenza alla sopportazione di tutto ciò che non risponda ai più elevati principi dell'arte, ha dovuto subire lunghi periodi di inattività che hanno fortemente nuociuto allo sviluppo della sua carriera direttoriale. In séguito, salvo un'illusione di ritorno sulle scene all'altezza del 1959-60 (quando sembra che, come nel caso "parallelo" di Glenn Gould, possa salvarlo l'attività discografica, isolato nel guscio protettivo di un asettico studio di registrazione), si allineano soltanto le rare notizie riguardanti il suo altissimo magistero didattico, la fondazione dei verticali corsi alla Chigiana, ecc. Ma il cimelio più commovente è un altro: la prima bacchetta. A penna, lungo l'asse, si legge: FRANCO FERRARA - Prova per il Io concerto sinfonico Fiorentino - 20 - 1 - 1938. La punta è spezzata. Come la vita che avrebbe dovuto stringerla in pugno. Una bellissima storia italiana.
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Where there is no symbol Christie's generally sells lots under the Margin Scheme. The final price charged to Buyer's, for each lot, is calculated in the following way: Hammer price 24% on the hammer price of the first € 110.000,00 18,5% on the hammer price for any amount in excess of € 110.000,00.