Lot Essay
Un primo profilo dell'attività di Gaspare da Pesaro è stato tracciato in epoca moderna da Stefano Bottari (1954). A dispetto del suo nome, che sembra indicare un'origine romagnola o marchigiana, le sole tracce dell'attività di Gaspare da Pesaro sono reperibili in Sicilia fra Trapani, Agrigento e Palermo. Dai documenti emersi si evince che sede dell'attività del pittore fu principalmente Palermo, "dove pure aveva acquistato, come risulta dal testamento, case e terre e dove almeno due dei suoi figli, Guglielmo e Benedetto, rimasero a continuare il suo mestiere" (cf. S. Bottari, La pittura del Quattrocento in Sicilia, Messina-Firenze, 1954, ppp. 24-25, tavv. 26-28). Gaspare da Palermo fu un esponente di punta del passaggio in Sicilia dal Gotico internazionale di tendenza catalana francese alle innovazioni prospettiche e compositive del tardo Gotico e del primo Rinascimento italiano. Ciò spiega come a Gaspare da Palermo si sia attribuito anche il famoso 'Trionfo della morte' a Palermo, Museo di Palazzo Abatellis, proveniente da Palazzo Sclafani [cf. G. Bresc Bautier, Artistes patriciens et confréries. Production et consommation de l'oeuvre d'art à Palerme et en Sicilie Occidentale (1348-1460), Roma, 1979]. La critica moderna considera Gaspare da Pesaro uno degli artisti di formazione e orientamento centro-italiani più vicini alle tendenze rappresentate dai Catalani attivi per la corte palermitana. Tra le rare opere ascrittegli (nessuna di quelle documentate sembra esserci giunta) è il trittico con la 'Madonna in trono con il Bambino e i Santi Giovanni Battista e Michele Arcangelo' a Termini Imerese, Chiesa della Madonna della Misericordia, datato 1453. A quest'opera sia il Di Marzo sia il Bottari (cf. qui la bibliografia) hanno accostato il polittico qui offerto, che quindi dovrebbe situarsi nella fase avanzata della produzione di Gaspare da Pesaro. Il Bottari (op. cit., pp. 24-25), ricordando che il presente polittico è "l'unica, tra quelle elencate dal Di Marzo, con molti numeri per essere creduta di Gaspare da Pesaro", rilevava altresì che esso "presenta [...] la legatura corrente dei polittici siciliani e marchigiani: nel centro era la 'Madonna con il Bambino' attorniata da quattro figure di angeli, due in adorazione e due in atto di esibire coppe dorate; negli scomparti laterali le figure di 'San Paolo' e di 'San Giovanni Evangelista'; nei pilastri laterali, accoppiate negli sguanci a triangolo, figure di Santi (restano gli apostoli Pietro e Paolo, S. Antonio Abate, S. Niccolò di Bari, il Battista); nella predella infine, lateralmente gli Apostoli (ne restano soltanto quattro) ed al centro verosimilmente una scena relativa o alla vita della Vergine o a quella del Cristo". [...] "quel che più colpisce è la vivace esperienza della più aggiornata pittura fiorentina (si parla del primo Masaccio) [...], tra Arcangelo di Cola da Camerino e il 'Maestro del Bambino Vispo'. Sta, a giustificare questi rapporti, la presentazione delle figure a mezza strada tra la severità iconica dei modelli arcaici, ribadita dai fondi aurei, e l'autonomia strutturale dei toscani, rinterzata dal chiaroscuro; ma soprattutto la semplificazione delle forme che, con l'attribuire alle figure un tono monumentale, riconferma l'incombenza di un grande modello. Se le figure laterali fanno, per questi aspetti, pensare a quelli di Paolo Schiavo o di un Francesco d'Antonio, la Madonna dello scomparto centrale, pur nel suo ritmo siglato e chiuso, richiama le forme diversamente libere di Arcangelo di Cola e, per il moto divergente della figura del Bambino - un tratto che avviva la composizione - anche quelle del 'Maestro del Bambino Vispo'. Con quest'ultimo maestro il parallelismo - s'intende sul piano delle congiunzioni stilistiche e non già del valore e del significato delle singole soluzioni - s'impone anche per un altro aspetto: per gli echi e le cadenze catalane che serpeggiano nei vari scomparti del polittico e in maniera particolare nelle figurette angeliche di quello mediano".