Fabrizio Santafede (Napoli, notizie dal 1576 al 1624)
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Fabrizio Santafede (Napoli, notizie dal 1576 al 1624)

La cattura di Cristo e il dubbio di Malco

Details
Fabrizio Santafede (Napoli, notizie dal 1576 al 1624)
La cattura di Cristo e il dubbio di Malco
olio su tela
235 x 183 cm.
Il dipinto è in prima tela.
Provenance
Probabilmente ab origine a Piedimonte Matese (già Piedimonte d'Alife), Castello dei Duchi di Laurenzano.
Special notice
Where there is no symbol Christie's generally sells lots under the Margin Scheme. The final price charged to Buyer's, for each lot, is calculated in the following way: 24% on the hammer price of the first € 110.000,00 18,5% on the hammer price for any amount in excess of € 110.000,00

Lot Essay

Il presente dipinto raffigura uno degli apici della storia della passione di Cristo, narrato con poche varianti nel Vangelo di Matteo (26, 45-56), di Marco (14, 43-52), di Luca (22, 47-53) e di Giovanni (18, 1-11). Cristo, avvicinato da Giuda tra una folla in armi, viene catturato al chiaro di luna, mentre in primo piano Simon Pietro sguaina la spada per staccare l'orecchio a Malco, il servo che ha dubitato di Cristo. È probabile che il presente dipinto sia stato commissionato ed eseguito insieme alla 'Lavanda dei piedi' di Carlo Sellitto, qui offerta al lotto 502…, in quanto la tela di supporto, caratterizzata da un ordito a trama a losanghe detta "tela tovagliata", è dell'identico tipo di quella impiegata nell'opera di Sellitto. Tale tela, tipica di opere di Tiziano ('Paolo III Farnese e i suoi nipoti'), Caravaggio ('Riposo in Egitto') e Domenichino ('Erminia tra i pastori'), è considerata più pregiata di quella tipica usuale nei dipinti napoletani. Ma anche l'affinità di formato e di soggetto tra il presente dipinto e la 'Lavanda dei piedi' di Sellitto rafforzano l'ipotesi che essi fossero parte dell'arredo di una cappella dedicata alle storie di Cristo.
Secondo una tradizione familiare tramandata agli attuali proprietari, le due tele provengono nel Castello di Piedimonte d'Alife [oggi Piedimonte Matese (CE)], e sarebbero state commissionate a Santafede e a Sellitto dai Duchi di Laurenzano. Anche se al momento non si può precisare meglio tale tradizione, disponiamo implicitamente di un terminus ante quem per l'esecuzione dei due dipinti, da situare entro la data di morte di Carlo Sellitto (1614).
Fabrizio Santafede ha ricoperto un ruolo di primo piano nel panorama della pittura napoletana tra la fine del Cinquecento e il primo quarto del Seicento. Pur restando ancorato alla sua cultura tardo-cinquecentesca di base, anch'egli fu profondamente influenzato dalla permanenza e dalle opere di Caravaggio a Napoli (1606-7 e 1609-10). Tra il 1610 e il 1615 è infatti evidente l' "interesse manifestato da Santafede nei confronti del linguaggio così diverso e rivoluzionario del bergamasco; così che adozione del luminismo bassanesco e fascino della lezione caravaggesca finiscono in fondo per accavallarsi, o meglio ancora per coincidere - nella mente 'riformata' e ossequiosa dell'artista napoletano - in un' 'interpretazione bassanesca' del caravaggismo" (cf. P. L. Leone de Castris, Pittura del Cinquecento a Napoli 1573-1606, l'ultima maniera, Napoli, 1991, p. 265).
Il presente dipinto risponde coerentemente a questa fase del percorso di Santafede. L'ambientazione notturna, dettata dal tema del dipinto, consente al pittore una esplorazione dei contrasti chiaroscurali sulle figure e sullo sfondo, ma il trattamento del colore è effettivamente neoveneto, al modo dei Bassano, con effetti di sfumato pittorico di notevole scioltezza. D'altronde l'accumulo delle figure in primo piano e il serrato impianto spaziale rappresentano il segno evidente dell'adesione di uno dei maggiori pittori manieristi di Napoli alle novità introdotte da Caravaggio nell'ambiente artistico locale.