Francesco Solimena (Canale di Serino 1657-1747 Barra)
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Francesco Solimena (Canale di Serino 1657-1747 Barra)

Il Profeta Elia

Details
Francesco Solimena (Canale di Serino 1657-1747 Barra)
Il Profeta Elia
olio su tela
102 x 77 cm.
Provenance
Probabilmente già a Torre del Greco (Napoli), Convento Carmelitano delle Suore di Santa Rita, in epoca imprecisata, e per discendenza all'attuale proprietario.
Special notice
Where there is no symbol Christie's generally sells lots under the Margin Scheme. The final price charged to Buyer's, for each lot, is calculated in the following way: 24% on the hammer price of the first € 110.000,00 18,5% on the hammer price for any amount in excess of € 110.000,00

Lot Essay

Il presente dipinto sintetizza due momenti della vita del Profeta Elia. Nel primo Libro dei Re (18, 17-40), un angelo soccorse il profeta esausto, consentendogli di proseguire il suo cammino nel deserto per altri quaranta giorni. La spada di fuoco si riferisce alla sfida sostenuta da Elia sul Monte Carmelo, davanti al popolo d'Israele, contro i quattrocentocinquanta profeti di Baal. I profeti di Baal tentarono a lungo, e senza successo, di far accendere dal loro dio il fuoco sotto la pira sacrificale. Quando toccò ad Elia egli accatastò la legna, pose il giovenco sulla pira, e in segno di sfida vi fece versare tre volte dell'acqua. Alla sua invocazione "Esaudiscimi, o Signore, esaudiscimi e questo popolo saprà che tu, o Signore, sei Dio e che converti il loro cuore" (I Re, 18, 20-40), la pira prese fuoco, ed Elia fece giustiziare i profeti di Baal.
Il fuoco si accompagna alla storia di Elia, e in ambito napoletano la tradizione di simboleggiarlo in forma di spada risale almeno a Paolo Finoglia (Napoli, Certosa di San Martino, Capitolo dei Padri, 'Elia', entro il 1626), mentre Jusepe de Ribera raffigura una fiammata che sorge dalla mano destra del profeta (Napoli, Certosa di San Martino, Controfacciata, 'Elia', 1638).
Polemica e aggressiva figura di combattente, ritenuto fondatore dell'Ordine monastico carmelitano, Elia è considerato dunque uno dei padri della Chiesa e patrono di uno degli Ordini religiosi più antichi della Cristianità, la cui esistenza fu riscoperta nell'Occidente cristiano solo al tempo delle Crociate.
Il presente dipinto, inedito, si situa nella prima fase del percorso di Francesco Solimena, datata dalla critica a partire dal 1680 circa. Raffronti stilistici diretti sono possibili rispetto alla 'Santa Rosalia' a Napoli, collezione privata: "Esempio superbo dell'attività di Solimena dopo il 1680, in un momento di fecondi interessi per i modi di Pietro da Cortona, documentati dai precedenti affreschi per San Giorgio a Salerno, dalla pala con 'San Nicola in gloria' per la chiesa di Santa Chiara a Fiumefreddo Bruzio [...] e dalla 'Educazione della Vergine' [...], e di iniziali aperture verso Lanfranco" (cf. N. Spinosa, Pittura napoletana del Settecento dal Barocco al Rococò, Napoli, 1986, p. 101, n. 4, p. 179, fig. 4). Come la 'Santa Rosalia', il dipinto qui offerto presenta la stessa concentrazione degli elementi iconografici e compositivi, limitati alla sola figura principale e all'angelo, e mostra la stessa attenzione - tipica della formazione seicentesca di Solimena - alla perfetta definizione formale degli oggetti: nel caso della 'Santa Rosalia' la ghirlanda di fiori, il crocifisso, il teschio ed il volume; nel caso dell' 'Elia' il volume retto dal profeta e la spada.
Il dipinto è accompagnato da una lettera al proprietario del Professor Claudio Strinati, datata 26 gennaio 1998. Nel considerare l'opera un pieno autografo di Francesco Solimena, il Professor Strinati ne evidenzia la provenienza da un convento carmelitano, e ipotizza che il dipinto fosse un "ex-voto dopo una scampata pestilenza. Lo proverebbe proprio l'impostazione iconografica per cui l'elemento del libro e della spada hanno pari, e grandiosa, evidenza, mentre il profeta si volge verso l'angelo che ha evidente funzione consolatrice". Lo studioso situa l'opera verso il 1690 e ne rileva l'ottimo stato di conservazione. Siamo grati al Professor Strinati, il quale ci ha riconfermato verbalmente l'attribuzione a Solimena per il presente dipinto.