Lot Essay
L'episodio rappresentato, riprende piuttosto letteralmente i versi di Virgilio (Eneide, II: 701-724), quando Anchise, dapprima restio a lasciare Troia in fiamme, decide di assecondare la volontà del figlio e di accompagnarlo in una parte del viaggio per l'Italia. Il vecchio padre si abbandona con il peso sulle spalle di Enea mentre sostiene la statua dei Penati, ovvero il simbolo della stirpe. Sempre secondo il testo, il piccolo Ascanio era alla destra di Enea ed è il nepotem destinato a continuare la discendenza divina come capostipite dei Latini-Troiani.
Laurent Guiard (1723-1788), autore del gruppo, come allievo di Jean-Baptiste Bouchardon (1667-1742), propose per la prima volta tale tema in occasione delle esposizioni al Castello di Versailles (tra il 1751 e il 1753), quando, grazie a Luigi XV, usufruiva del pensionato artistico reale. Di tale esemplare non vi è rimasta traccia. Si conosce bene essendo conservato a Aix-en-Provence, (Musie Granet), un gesso dallo stesso titolo firmato e datato dall'autore 1766. Il nostro gesso, identico a quest'ultimo, riprende un'iconografia che si distingue leggermente da quella proposta dai numerosissimi esempi settecenteschi riprodotti dal modello di Girardon (dapprima da Pierre Lepautre tra il 1696 e il 1718). In questi i due protagonisti sono posizionati al contrario rispetto al nostro gesso e la figura di Anchise è eretta e vigile, mentre Ascanio si trova sulla sinistra e alle spalle del padre e non come esplicitamente descritto nel testo virgiliano alla sua destra. L'originalità dell'opera di Guiard consiste nel fatto di aver ripreso il significato letterale del testo e di averlo arricchito di drammaticità attraverso la resa anatomica, l'abbandono di Anchise e lo sforzo fisico di Enea, così come attraverso l'assecondare di Ascanio al moto faticoso del padre. La connotazione simbolica dei personaggi (passato, presente e futuro), la loro missione divina che trascende i limiti spaziali, fa presumere che l'esecuzione di questo esemplare sia ascrivibile agli anni in cui Guiard era a servizio da Ferdinando di Borbone Duca di Parma e Piacenza, tra il 1769 e il 1782. Infatti i Borboni, discendenti da quelli di Spagna, da anni in lotta per la supremazia nel Ducato avevano tutto l'interesse a valorizzare, attraverso i manufatti artistici dai contenuti legittimistici, la continuità storica della loro casata.
Laurent Guiard (1723-1788), autore del gruppo, come allievo di Jean-Baptiste Bouchardon (1667-1742), propose per la prima volta tale tema in occasione delle esposizioni al Castello di Versailles (tra il 1751 e il 1753), quando, grazie a Luigi XV, usufruiva del pensionato artistico reale. Di tale esemplare non vi è rimasta traccia. Si conosce bene essendo conservato a Aix-en-Provence, (Musie Granet), un gesso dallo stesso titolo firmato e datato dall'autore 1766. Il nostro gesso, identico a quest'ultimo, riprende un'iconografia che si distingue leggermente da quella proposta dai numerosissimi esempi settecenteschi riprodotti dal modello di Girardon (dapprima da Pierre Lepautre tra il 1696 e il 1718). In questi i due protagonisti sono posizionati al contrario rispetto al nostro gesso e la figura di Anchise è eretta e vigile, mentre Ascanio si trova sulla sinistra e alle spalle del padre e non come esplicitamente descritto nel testo virgiliano alla sua destra. L'originalità dell'opera di Guiard consiste nel fatto di aver ripreso il significato letterale del testo e di averlo arricchito di drammaticità attraverso la resa anatomica, l'abbandono di Anchise e lo sforzo fisico di Enea, così come attraverso l'assecondare di Ascanio al moto faticoso del padre. La connotazione simbolica dei personaggi (passato, presente e futuro), la loro missione divina che trascende i limiti spaziali, fa presumere che l'esecuzione di questo esemplare sia ascrivibile agli anni in cui Guiard era a servizio da Ferdinando di Borbone Duca di Parma e Piacenza, tra il 1769 e il 1782. Infatti i Borboni, discendenti da quelli di Spagna, da anni in lotta per la supremazia nel Ducato avevano tutto l'interesse a valorizzare, attraverso i manufatti artistici dai contenuti legittimistici, la continuità storica della loro casata.