Lot Essay
L'attribuzione del presente dipinto ad Andrea Vaccaro è basata sull'ampio numero di riscontri stilistici con tutta la sua produzione documentata e nota a partire dal 1640 circa: la 'Madonna del Rosario con i Santi Domenico e Caterina' a Madrid, Accademia de San Fernando (firmata e datata 1642); il 'Cristo appare ai redenti del limbo' già a Dresda, Pinacoteca; e soprattutto 'Orfeo e le Baccanti' e 'David festeggiato dalle fanciulle d'Israele' a Napoli, Palazzo Reale (per riproduzioni di queste opere cf. almeno G. De Vito, Appunti per Andrea Vaccaro con una nota su alcune copie del Caravaggio che esistevano a Napoli, in 'Ricerche sul '600 napoletano', 1994-1995, pp. 63-144, tav. I, figg. 20, 56, 60).
Nel presente dipinto sono evidenti la padronanza della poetica del gesto di ascendenza romano-bolognese e l'efficacia della raffigurazione dei nudi, trattati con il metodo accademico che Vaccaro propugnò nella prima Accademia artistica napoletana, da lui fondata nel 1664. Maestro eclettico, capace di evolvere costantemente la sua cifra stilistica a contatto con i mutamenti della pittura napoletana del Seicento, Vaccaro fu assiduo copista da Guido Reni - e tale interesse verso l'area romano-bolognese è in lui filtrato mediante un rapporto costante con i modi di Massimo Stanzione - ma echi del movimento neoveneto, delle esperienze siciliane di Van Dyck e di Pietro Novelli, detto il Monrealese, si avvertono lungo l'arco di tutta la sua traiettoria. Vaccaro intrattenne poi un rapporto di particolare importanza con il più giovane Bernardo Cavallino, con il quale collaborò in varie occasioni, producendo opere dall'impianto classicista, fondato sull'uso di luci chiare e di contorni precisi nel disegno delle forme. Nel presente dipinto un'attenzione specifica è riservata alla resa del paesaggio, il che è relativamente raro in Andrea Vaccaro, e mostra l'impegno formale profusovi.
M. Commodo Izzo (Andrea Vaccaro pittore (1604-1670), Napoli, 1951, p. 54 e 63) cita una 'Cacciata dal Paradiso terrestre' di Andrea Vaccaro già a Palermo, Collezione privata, già ricordata da S. Ortolani, voce 'A. Vaccaro', in Thieme Becker Kunstlerlexikon, vol. XXX, Lipsia, 1936, p. 26.
Di Andrea Vaccaro è transitato recentemente sul mercato il 'Pasce oves meas' (Christie's, Roma, 16-VI-2004, lotto 500), che è cronologicamente contiguo, forse in lieve anticipo, sull'opera qui offerta, che dovrebbe datarsi tra il 1640 e il 1650.
Nel presente dipinto sono evidenti la padronanza della poetica del gesto di ascendenza romano-bolognese e l'efficacia della raffigurazione dei nudi, trattati con il metodo accademico che Vaccaro propugnò nella prima Accademia artistica napoletana, da lui fondata nel 1664. Maestro eclettico, capace di evolvere costantemente la sua cifra stilistica a contatto con i mutamenti della pittura napoletana del Seicento, Vaccaro fu assiduo copista da Guido Reni - e tale interesse verso l'area romano-bolognese è in lui filtrato mediante un rapporto costante con i modi di Massimo Stanzione - ma echi del movimento neoveneto, delle esperienze siciliane di Van Dyck e di Pietro Novelli, detto il Monrealese, si avvertono lungo l'arco di tutta la sua traiettoria. Vaccaro intrattenne poi un rapporto di particolare importanza con il più giovane Bernardo Cavallino, con il quale collaborò in varie occasioni, producendo opere dall'impianto classicista, fondato sull'uso di luci chiare e di contorni precisi nel disegno delle forme. Nel presente dipinto un'attenzione specifica è riservata alla resa del paesaggio, il che è relativamente raro in Andrea Vaccaro, e mostra l'impegno formale profusovi.
M. Commodo Izzo (Andrea Vaccaro pittore (1604-1670), Napoli, 1951, p. 54 e 63) cita una 'Cacciata dal Paradiso terrestre' di Andrea Vaccaro già a Palermo, Collezione privata, già ricordata da S. Ortolani, voce 'A. Vaccaro', in Thieme Becker Kunstlerlexikon, vol. XXX, Lipsia, 1936, p. 26.
Di Andrea Vaccaro è transitato recentemente sul mercato il 'Pasce oves meas' (Christie's, Roma, 16-VI-2004, lotto 500), che è cronologicamente contiguo, forse in lieve anticipo, sull'opera qui offerta, che dovrebbe datarsi tra il 1640 e il 1650.