Maestro del San Sebastiano Monti, secolo XVII
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Maestro del San Sebastiano Monti, secolo XVII

San Francesco e il frate Leone

Details
Maestro del San Sebastiano Monti, secolo XVII
San Francesco e il frate Leone
olio su tela
118 x 83 cm.
Special notice
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Lot Essay

Questo dipinto appartiene ad un ristretto gruppo di opere il cui autore viene identificato col nome convenzionale di Maestro del San Sebastiano Monti, dal dipinto già di collezione Monti, ora all'Arcivescovado milanese. Il catalogo finora noto si deve alla Neilson (N. Neilson, Daniele Cresoi, Soncino, 1996, pp. 69-70) e a Frangi (per primo Francesco Frangi ha intuito il legame fra il San Sebastiano Monti e i quadri di San Simpliciano, si veda in sintesi su tutta la vicenda del corpus: F. Frangi, in Pittura a Milano dal Seicento al Neoclassicismo, a cura di M. Gregori, Cinisello Balsamo, 1999, pp. 248-249). Per prima la Neilson accomuna il San Sebastiano con una pala in Sant'Alessandro a Milano raffigurante la Decollazione del Battista, aggiunge due dipinti pendant che ai primi del Novecento vengono segnalati nella loro attuale collocazione in San Simpliciano, raffiguranti il Compianto sul corpo di Cristo con angeli dolenti e Cristo appare a Maria mentre le pie donne si recano con unguenti al Sepolcro, e infine una pala ora al Museo Bernareggi di Bergamo raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Francesco e Carlo Borromeo, approdata in curia intorno ai primi anni settanta del Novecento da 'una villa dei Quarenghi' (M. Valsecchi, in Il Seicento lombardo. Catalogo dei dipinti e delle sculture, catalogo della mostra, Milano, 1973, II, p. 42). Frangi scorpora la pala di Sant'Alessandro e quella del Bernareggi (che assegna entrambe alla fase giovanile di Daniele Crespi), chiama in causa un San Michele ora nella chiesa di San Carlo al Corso, a Milano, e un paio di opere di collezione privata, di ignota provenienza. Al San Sebastiano Monti viene avvicinato giustamente dallo Spiriti pure un Martirio di Santo Stefano, per un altare della cattedrale di Lugano, edificato fra il 1632 e il 1636. Oltre a questo, l'unico elemento certo per il gruppo, che qui si intende considerare per intero - unendo le proposte di Frangi a quelle della Neilson - è quello relativo alla data di edificazione e decorazione della cappella barnabita di Sant'Alessandro, dove si trova la Decollazione del Battista, che cade fra il 1616 e il 1620 (Neilson cit., p. 70).
A questo ristretto gruppo di opere, collocabile entro una griglia cronologica assai ristretta e con pochissime provenienze certe, si può ora aggiungere il notevole dipinto qui presentato, uno dei vertici del Maestro del San Sebastiano Monti. Le coordinate stilistiche sono le stesse dei dipinti appena citati: una forte tangenza con le opere di Daniele Crespi, una predilezione per la libertà di tocco alla Giulio Cesare Procaccini e un gusto per gli incarnati lividi ceraneschi, portati però verso un tono evanescente, quasi ectoplasmatico. Basta un rapido confronto col name piece della serie per ritrovare una profonda coincidenza fra il volto di San Francesco nel dipinto in esame, e quello di San Sebastiano, nel quadro già Monti. A coincidere è pure la materia pittorica, a volte sfumata sulla preparazione di fondo brunastra, altre volte arricchita di spessori materici.
Questo maestro, ancora anonimo, potrebbe annoverare altri dipinti nei cataloghi dei pittori del primo Seicento lombardo. Il continuo accrescersi del suo corpus, come in questo caso, offre maggiori appigli per la ricostruzione della sua vicenda biografica, a quanto sembra finora dimenticata dalle fonti.

Jacopo Stoppa

Il dipinto è corredato da una lettera del 1983 dell'allora sovrintendente ai Beni Artistici di Milano, Marzio dell'Acqua, nella quale viene attribuito a Giovanni Battista Crespi, il Cerano (circa 1575-1632).