Lot Essay
L'opera qui presentata è la versione successiva della celebre tela omonima dell'artista piemontese, eseguita nel 1923 ed andata distrutta nel 1931 a seguito dell'incendio che si verificò nel Glaspalast di Monaco.
Tale opera rappresenta un elemento importante nella produzione dell'artista, sia per la critica coeva che ne tesse sin da subito le lodi, sia per Casorati stesso che, non arrendendosi alla perdita della stessa, tornerà più volte sullo stesso soggetto e sentirà addirittura il bisogno di produrre una nuova tela, a distanza di circa venti anni dalla sua distruzione.
Nello Studio, ben si esemplifica il rapporto della pittura di Casorati con la tradizione del passato. Mai allineatosi al "rappel a l'ordre", alla citazione tout court e al riferimento al mistero, così in voga in quegli anni in Italia, Casorati preferisce percorrere una strada personale, dove la suggestione dell'antica tradizione Italiana si muove verso una sintesi di isolata modernità.
Il tema dello studio è d'altronde uno dei soggetti più ricchi e trattati dagli artisti nel corso della storia dell'arte, che affonda le proprie radici nel periodo rinascimentale ed è in continua evoluzione fino ai nostri giorni. Tavolta l'artista è presente fisicamente nella composizione, talvolta no, ma lo studio è in ogni caso una finestra aperta sul suo universo, privato o artistico, e la sua raffigurazione finisce per trasfigurarsi nell'autoritratto di chi lo abita.
Il rinascimento identifica nello studio il luogo designato per l'apprendimento delle arti manuali per gli artisti, di raccoglimento spirituale e concentrazione intellettuale per i signori.
Evidenti sono i richiami nell'opera qui riprodotta a tale tradizione, negli elementi formali che caratterizzano le figure femminili e la sobrietà che contraddistingue l'ambiente ma anche nella vita stessa dell'artista, il quale decide nel 1923 di trasformare il suo atelier in una scuola privata di pittura. L'apprendimento presso un maestro ha ancora grande valore per Casorati, come lo aveva per i grandi maestri che forgiarono nuovi talenti nelle botteghe rinascimentali. Non a caso, sarà proprio una sua ex allieva, Mary Barnwell Konolyi, a commissionare tale opera negli anni Cinquanta, decidendo nel 1957 di donarlo al Philadelphia Museum of Art affinchè l'intenso valore artistico dell'opera possa essere ammirato da un pubblico più vasto. Gli elementi arcaizzanti, evidenti anche negli abiti delle donne raffigurate, non sono semplici e didascalici ritorni al passato. Piccoli particolari, come l'intensità degli sguardi e l'accensione cromatica delle scarpette rosse della figura sulla destra, trasfigurano tali personaggi in qualcosa di assolutamente nuovo. I personaggi di Casorati sono reali ma allo stesso tempo immersi in uno stato di sospensione metafisico e solitario. Ogni elemento è nitidamente individuato all'interno della composizione. L'azione è pressoche assente, ma l'effetto è quello di vera quiete piuttosto che di immobilità.
Il carattere metafisico dell'opera di Casorati e' declinato in chiave esistenziale. Lo stesso artista afferma nel 1911: "Vorrei saper proclamare la dolcezza di fissare sulla tela le anime estatiche e ferme, le cose immobili e mute, gli sguardi lunghi, i pensieri profondi e limpidi, la vita di gioia e non di vertigine, la vita di dolore e non di affanno".
Lo Studio esemplifica pienamente le parole dell'artista e possiamo leggerlo come una metafora della sua stessa ricerca artistica giunta alla piena maturità.
Lo studio diventa quindi autoritratto della poetica di Casorati, spazio in cui il mestiere si unisce all'intensa ricerca intellettuale, come una finestra spalancata sulla sua arte. L'ambientazione dall'intenso rigore compositivo si carica di tensione metafisica grazie all'uso del blu come colore dominante, restando sospesa in perfetto equilibrio tra naturale e innaturale. Gli stessi personaggi vivono questa tensione; modelle e statua interagiscono a livello formale, pur rimanendo entità separate all'interno della composizione.
Tale opera rappresenta un elemento importante nella produzione dell'artista, sia per la critica coeva che ne tesse sin da subito le lodi, sia per Casorati stesso che, non arrendendosi alla perdita della stessa, tornerà più volte sullo stesso soggetto e sentirà addirittura il bisogno di produrre una nuova tela, a distanza di circa venti anni dalla sua distruzione.
Nello Studio, ben si esemplifica il rapporto della pittura di Casorati con la tradizione del passato. Mai allineatosi al "rappel a l'ordre", alla citazione tout court e al riferimento al mistero, così in voga in quegli anni in Italia, Casorati preferisce percorrere una strada personale, dove la suggestione dell'antica tradizione Italiana si muove verso una sintesi di isolata modernità.
Il tema dello studio è d'altronde uno dei soggetti più ricchi e trattati dagli artisti nel corso della storia dell'arte, che affonda le proprie radici nel periodo rinascimentale ed è in continua evoluzione fino ai nostri giorni. Tavolta l'artista è presente fisicamente nella composizione, talvolta no, ma lo studio è in ogni caso una finestra aperta sul suo universo, privato o artistico, e la sua raffigurazione finisce per trasfigurarsi nell'autoritratto di chi lo abita.
Il rinascimento identifica nello studio il luogo designato per l'apprendimento delle arti manuali per gli artisti, di raccoglimento spirituale e concentrazione intellettuale per i signori.
Evidenti sono i richiami nell'opera qui riprodotta a tale tradizione, negli elementi formali che caratterizzano le figure femminili e la sobrietà che contraddistingue l'ambiente ma anche nella vita stessa dell'artista, il quale decide nel 1923 di trasformare il suo atelier in una scuola privata di pittura. L'apprendimento presso un maestro ha ancora grande valore per Casorati, come lo aveva per i grandi maestri che forgiarono nuovi talenti nelle botteghe rinascimentali. Non a caso, sarà proprio una sua ex allieva, Mary Barnwell Konolyi, a commissionare tale opera negli anni Cinquanta, decidendo nel 1957 di donarlo al Philadelphia Museum of Art affinchè l'intenso valore artistico dell'opera possa essere ammirato da un pubblico più vasto. Gli elementi arcaizzanti, evidenti anche negli abiti delle donne raffigurate, non sono semplici e didascalici ritorni al passato. Piccoli particolari, come l'intensità degli sguardi e l'accensione cromatica delle scarpette rosse della figura sulla destra, trasfigurano tali personaggi in qualcosa di assolutamente nuovo. I personaggi di Casorati sono reali ma allo stesso tempo immersi in uno stato di sospensione metafisico e solitario. Ogni elemento è nitidamente individuato all'interno della composizione. L'azione è pressoche assente, ma l'effetto è quello di vera quiete piuttosto che di immobilità.
Il carattere metafisico dell'opera di Casorati e' declinato in chiave esistenziale. Lo stesso artista afferma nel 1911: "Vorrei saper proclamare la dolcezza di fissare sulla tela le anime estatiche e ferme, le cose immobili e mute, gli sguardi lunghi, i pensieri profondi e limpidi, la vita di gioia e non di vertigine, la vita di dolore e non di affanno".
Lo Studio esemplifica pienamente le parole dell'artista e possiamo leggerlo come una metafora della sua stessa ricerca artistica giunta alla piena maturità.
Lo studio diventa quindi autoritratto della poetica di Casorati, spazio in cui il mestiere si unisce all'intensa ricerca intellettuale, come una finestra spalancata sulla sua arte. L'ambientazione dall'intenso rigore compositivo si carica di tensione metafisica grazie all'uso del blu come colore dominante, restando sospesa in perfetto equilibrio tra naturale e innaturale. Gli stessi personaggi vivono questa tensione; modelle e statua interagiscono a livello formale, pur rimanendo entità separate all'interno della composizione.