Lot Essay
Gonfiata dal vento la fusciacca rosa s'attorciglia e s'alza e così pure i lunghi capelli oltre le spalle, a dare l'idea d'una corsa all'inseguimento d'una preda. Ma Diana s'arresta e volge il capo alla sua sinistra, poggiando la lancia, colpita dalla vista improvvisa del bell'Endimione, che riposa sereno al chiaro di luna nella vicinanza d'una tela compagna (ed oggi smarrita).
La tela, apparsa in asta a Milano nel 1966, è da identificarsi con quella Diana che Guercino dipinse (assieme a una tela compagna con Endimione) nel 1658 per il conte Fabio Carandini di Roma. Nonostante Guercino abbia più volte dipinto la dea della caccia, la menzione sul suo Libro dei Conti (Il Libro dei Conti del Guercino, a cura di B. Ghelfi, con la consulenza scientifica di Sir Denis Mahon, Bologna 1997) lascia pochi dubbi a riguardo: p. 1657, n. 522, 15 novembre 1657: "Dal Sig. Giulio Cesare Rodolfi si è ricevuto per caparra doble quatro da farsi due meze figure, fanno scudi 15"; p. 1658, n. 531, 20 maggio 1658: "Dal Sig. D. Giulio Cesare Rodolfi si è ricevuto doble di Italia n. 18 che... fanno L. 270... e questi fanno in tutto L. 330... il qual denaro è il pagamento dele due Meze Figure cioè Indimione e Diana che si mandorno a Roma al sig. Carandini"; n. 533, 30 giugno 1658: "... saldo e ultimo pagamento delle due mezze figure cioè Indimione e Diana che andò a Roma" (300 lire per le due). La coppia di tele è poi menzionata nell'inventario, ancora inedito ma consultabile on-line (The Getty Provenance Index Databases) dei beni dell'eredità del Conte Fabio Carandini: "Due altri quadri mezzani, dicono del Guercini, rappresentante una Diana cacciatrice; e l'altro Indimione che dorme, con cornice intagliata di legno bianco" (Archivio di Stato di Roma, 30 Notai Capitolini, uff. 12, Carolus Novius, vol 149, pp. 220-243; a cura di L. Spezzaferro). È quindi probabile che l'Endimione, non ancora riapparso, sia il modello della tela, verosimilmente di bottega (o copia antica) oggi a Palazzo Pitti, quasi uguale per dimensioni a questa Diana (L. Salerno, I dipinti del Guercino, Roma 1988, p. 387, n. 325).
La tela, apparsa in asta a Milano nel 1966, è da identificarsi con quella Diana che Guercino dipinse (assieme a una tela compagna con Endimione) nel 1658 per il conte Fabio Carandini di Roma. Nonostante Guercino abbia più volte dipinto la dea della caccia, la menzione sul suo Libro dei Conti (Il Libro dei Conti del Guercino, a cura di B. Ghelfi, con la consulenza scientifica di Sir Denis Mahon, Bologna 1997) lascia pochi dubbi a riguardo: p. 1657, n. 522, 15 novembre 1657: "Dal Sig. Giulio Cesare Rodolfi si è ricevuto per caparra doble quatro da farsi due meze figure, fanno scudi 15"; p. 1658, n. 531, 20 maggio 1658: "Dal Sig. D. Giulio Cesare Rodolfi si è ricevuto doble di Italia n. 18 che... fanno L. 270... e questi fanno in tutto L. 330... il qual denaro è il pagamento dele due Meze Figure cioè Indimione e Diana che si mandorno a Roma al sig. Carandini"; n. 533, 30 giugno 1658: "... saldo e ultimo pagamento delle due mezze figure cioè Indimione e Diana che andò a Roma" (300 lire per le due). La coppia di tele è poi menzionata nell'inventario, ancora inedito ma consultabile on-line (The Getty Provenance Index Databases) dei beni dell'eredità del Conte Fabio Carandini: "Due altri quadri mezzani, dicono del Guercini, rappresentante una Diana cacciatrice; e l'altro Indimione che dorme, con cornice intagliata di legno bianco" (Archivio di Stato di Roma, 30 Notai Capitolini, uff. 12, Carolus Novius, vol 149, pp. 220-243; a cura di L. Spezzaferro). È quindi probabile che l'Endimione, non ancora riapparso, sia il modello della tela, verosimilmente di bottega (o copia antica) oggi a Palazzo Pitti, quasi uguale per dimensioni a questa Diana (L. Salerno, I dipinti del Guercino, Roma 1988, p. 387, n. 325).