Ghedini, Giorgio Federico (1892-1965) - Grande compositore, tra i massimi del Novecento italiano. Il Concerto dell'Albatro, su testo dalla traduzione pavesiana del Moby Dick di Melville, per violino, violoncello, pianoforte e orchestra, è tra i capolavori della musica del Novecento: e non solo in Italia. Ma, soprattutto, eseguito per la prima volta nel 1945, segnò per il nostro Paese uno dei primi vagiti di una cultura nuova, nella quale il brivido mistico delle pagine melvilliane con i colori orchestrali screziati e aerei di Ghedini, si inserisce con piena dignità e, anzi, in prima fila: ben innanzi, rispettto a tante opere di quel periodo, soprattutto letterarie, all'epoca ben più fortunate del raffinato e sottilissimo esercizio di Ghedini. La partitura originale, manoscritta, reca numerose correzioni autografe di pugno del Maestro, ed è da considerarsi definitiva prima dell'edizione a stampa. Alla prima pagina reca la dedica A Gianandrea Gavazzeni, la firma e la data (1945, appunto), all'ultima di nuovo la firma, Borgosesia 22 giugno 1945 [durata: 25' circa]. Sono 94 pp. in-4 obl., fittamente e ordinatamente vergate, numerate (ma figurano diverse pp. bis e una pagina completamente cassata, ma leggibile). L'interesse musicale, considerando le correzioni, i ripensamenti dell'ultimo minuto, le indicazioni agogiche, espressive e in genere interpretative, è enorme; ma si direbbe perfino superato dall'interesse umano, straordinario, di un documento, come questo, di un'Italia davvero da salvare.

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Ghedini, Giorgio Federico (1892-1965) - Grande compositore, tra i massimi del Novecento italiano. Il Concerto dell'Albatro, su testo dalla traduzione pavesiana del Moby Dick di Melville, per violino, violoncello, pianoforte e orchestra, è tra i capolavori della musica del Novecento: e non solo in Italia. Ma, soprattutto, eseguito per la prima volta nel 1945, segnò per il nostro Paese uno dei primi vagiti di una cultura nuova, nella quale il brivido mistico delle pagine melvilliane con i colori orchestrali screziati e aerei di Ghedini, si inserisce con piena dignità e, anzi, in prima fila: ben innanzi, rispettto a tante opere di quel periodo, soprattutto letterarie, all'epoca ben più fortunate del raffinato e sottilissimo esercizio di Ghedini. La partitura originale, manoscritta, reca numerose correzioni autografe di pugno del Maestro, ed è da considerarsi definitiva prima dell'edizione a stampa. Alla prima pagina reca la dedica A Gianandrea Gavazzeni, la firma e la data (1945, appunto), all'ultima di nuovo la firma, Borgosesia 22 giugno 1945 [durata: 25' circa]. Sono 94 pp. in-4 obl., fittamente e ordinatamente vergate, numerate (ma figurano diverse pp. bis e una pagina completamente cassata, ma leggibile). L'interesse musicale, considerando le correzioni, i ripensamenti dell'ultimo minuto, le indicazioni agogiche, espressive e in genere interpretative, è enorme; ma si direbbe perfino superato dall'interesse umano, straordinario, di un documento, come questo, di un'Italia davvero da salvare.